La testimonianza di Silvia D'A da Roma

Ho conosciuto il Tabasamu Centre grazie al prezioso suggerimento di un collega, Nicola Russo, che durante le lezioni presso la Scuola Superiore della Magistratura ci ha parlato di un progetto grande e ambizioso che Claudio, un uomo dal cuore grande, insieme a sua moglie Marisa, con coraggio e dedizione hanno avviato in Kenya, nel villaggio di Kaembeni.

Ho deciso così di dedicare una parte della mia prima lunga estate da magistrato in tirocinio a quest’esperienza di volontariato. Ho fatto questa scelta un po’ per gioco, un po’ per sfida: volevo mettermi alla prova, confrontarmi con le mie capacità, con le mie paure, con il mio spirito di adattamento. Posso dire con fermezza di esserci riuscita, grazie anche a Carlo, Andrea, Paola, Rosa, Elvira e Concetta, i compagni di viaggio con cui ho condiviso questa meravigliosa avventura.

Quando ho deciso di partire non conoscevo nulla del Kenya e dei progetti di volontariato, di come si svolgessero, di quanto impegno richiedessero, di quanto lavoro, tenacia e coraggio imponessero. L’ho scoperto una volta arrivata a Malindi, guardandomi attorno e riconoscendo quella povertà dirompente che siamo abituati a guardare in tv, dai comodi salotti delle nostre case.

Il primo impatto è stato fortissimo. Il viaggio dall’aeroporto di Mombasa fino a Malindi mi ha messo davanti ad un mondo totalmente nuovo, sia paesaggisticamente che umanamente. La terra rossa che si infiammava coi raggi del sole faceva da sfondo ad una vegetazione verde e rigogliosa, nella quale si intravedevano piccoli villaggi fatti di case di terra e fango. Sulla strada sfrecciavano i “bajaj”, i mototaxi che trasportavano due o tre persone o addirittura montagne di oggetti in un equilibrio precario che sorprendentemente teneva. Sul ciglio della strada c’erano gruppi di persone che vendevano qualsiasi cosa si potesse acquistare e gruppi di bambini che, incuriositi, smettevano di giocare per rincorrere il taxi che mi trasportava, salutando a squarcia gola.

Ero impressionata da tanta diversità e da quella bellezza che sa di vita vera, vissuta.

Sono arrivata a Malindi di sabato, pertanto ho dedicato quel primo weekend a riprendermi dal lungo viaggio e trascorrere del tempo al mare, in una delle paradisiache spiagge keniote.

Il mio primo incontro con il Tabasamu centre l’ho fatto il lunedì successivo, quando, insieme a Claudio e agli altri volontari, siamo andati a visitare il centro e a passare del tempo con i bambini della summer school.

E’ lì che ho capito la grandezza di questo progetto, l’impegno immenso che c’è dietro, il coraggio e la tenacia che ci sono voluti per realizzarlo e che sono necessari per portarlo avanti. Solo due persone come Claudio e Marisa potevano mettere in atto qualcosa di così bello e immenso: Claudio è una persona eccezionale, è determinato, deciso e soprattutto è un vulcano di idee; sua moglie Marisa, mancata purtroppo qualche anno fa, l’ho conosciuta tramite i racconti di Claudio, la mostra fotografica all’interno del centro, i murales da lei disegnati, le scritte sugli scaffali, con una grafia precisa e delicata. Era una persona vera, animata da un altruismo innato e sincero.

L’approccio con i bambini mi spaventava un po’. Non è semplice riuscire a toccare le corde giuste con i bambini, specie se hanno un vissuto così profondamente diverso dal nostro, fatto di povertà, disagi, mancanze e spesso violenza. Eppure la semplicità del loro sorriso, quegli abbracci forti e accoglienti, quegli sguardi pieni di riconoscenza, di gratitudine sincera, hanno reso tutto naturale e sorprendentemente bello.

Abbiamo fatto tantissime attività con i bambini del centro: abbiamo organizzato una partita di calcetto e una partita di pallavolo; abbiamo creato dei “manila”, ossia dei cartelloni disegnati e colorati da appendere. I bambini adoravano talmente tanto colorare, che un giorno si sono divertiti a disegnare decine di fiori sulle mie braccia con i pennarelli.

Una giornata l’abbiamo invece dedicata a disegnare e colorare i frutti e i relativi nomi sulle pareti dell’aula donata dalla Scuola Superiore della Magistratura al Centro. E’ stata un’esperienza bellissima. I bambini erano entusiasti e questo ci ha permesso di entrare ancor più in sintonia.

Ciò che sicuramente porterò sempre nel cuore sono i loro canti di benvenuto e di arrivederci, nella loro lingua, accompagnati dalla loro danza, e quegli sguardi, curiosi e schivi, ma profondamente riconoscenti.

Sono tornata dall’Africa con un senso di pienezza umana ed emotiva mai provato prima e con la voglia di ripetere quest’esperienza al più presto, magari in un periodo in cui la scuola è a regime e per un tempo più lungo. Dieci giorni sono volati, ma sono stati sufficienti per farmi affezionare ad una terra tanto diversa, a quella gente così genuina, a Claudio, ai suoi collaboratori, al Tabasamu e ai bambini.

A Claudio dico di portare avanti questo progetto con orgoglio, di affrontare con la sua ostinazione le difficoltà, gli intoppi, gli ostacoli e di non perdere mai di vista l’unico obiettivo che lo ha animato insieme a sua moglie nella realizzazione del Tabasamu, cioè di lavorare per restituire ai bambini dei villaggi alla periferia di Malindi la bellezza e la semplicità di un sorriso. Del resto Tabasamu in swahili significa sorriso, e, come diceva Charlie Chaplin, “un giorno senza sorriso è un giorno perso”.

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