“La mia Africa”: una vacanza solidale

di Nicoletta Brioschi - Monza - Agosto 2011

“Pole pole” …piano piano in swahili..se potete mettetevi comodi perché vorrei raccontarVi una storia, un piccolo racconto di ciò che ho visto e toccato con mano durante la mia breve permanenza in Africa.

La mia prima volta in Kenya è stata a Marzo 2011, quando con due amici decido di fare una vacanza tutta relax….classico villaggio turistico italiano, mangiare bere e tanto sole. Meraviglioso…l’Oceano Indiano sulla costa tra Malindi e Watamu è uno spettacolo, sabbia bianca, mare trasparente, palme..Una vera pacchia!
Ma poi sulla spiaggia conosci “loro”…ragazzi e ragazze keniote che cercano di venderti qualche cosa e casomai ci fai quattro chiacchiere. Poi verso sera, quando finisce la scuola, vedi arrivare i bambini…
Mi fermo un’attimo a pensare e penso ”io in questo posto ci DEVO tornare”. Non sei tu che scegli Lei, ma è Lei che sceglie te. L’Africa.
Rientro a in Italia …ma con la voglia e la determinazione di tornare in Kenya al più presto ma in modo diverso..volevo vedere e vivere l’Africa non da semplice turista. Mi do da fare. Tramite un percorso che non sto a raccontarVi (a proposito: grazie Michela!) vengo a conoscenza della formula “Vacanza Solidale” proprio in Kenya. Ma soprattutto vengo a conoscenza di Marisa e Claudio.

Bene. Arriva Agosto e finalmente parto per il Kenya destinazione Malindi Ore 6,30 circa: Aeroporto di Mombasa, un taxì mi aspetta, e con autista che guida come Schumacher ma inglese (e sì perché in kenya la guida è a sinistra di derivazione anglosassone), dopo un paio d’ore circa, arrivo al Malindi intorno alle 9.00 del mattino…Marisa e Claudio mi accolgono con un caffè caldo, splendido! Mi hanno riservato una camera bellissima con tre grandi finistre. Dopo i primi convenevoli mi accorgo che Marisa ha una certa fretta…quel giorno era il giorno della "gita al mare"! Mi chiede se voglio partecipare…un po’ assonnata decido di sì. Ecco. In un’attimo mi ritrovo immersa nella "mia Africa". Marisa ed io arriviamo in uno dei tanti bar di Malindi dove ci accoglie una tavolata di bambini di varie età che in modo assolutamente ordinato silenzioso e discreto bevono una tazza di latte con qualche biscotto. Tre insegnanti sovraintendono a questo semplice ma per loro inusuale evento. Bevo un caffè..e mentre mi avvio all’uscita ignara, i bambini, tutti ordinatamente raccolti in un angolo del bar, intonano un canto di ringraziamento per “mamma Marisa” e ancora altri dolcissimi canti. Solo più tardi mi rendo conto che ilo rito del canto scandirà molti momenti di vita insieme.

Bene, è giunto il momento di andare al mare…tutti su un piccolo pulmino…troppo piccolo per tutti i bambini e per 4 adulti…è così che mi ritrovo sulle gambe due piccoli africani. Per l’intero tragitto loro cantano. Arriviamo alla spiaggia. I bambini scendono silenziosamente dal pulmino. Nessuno o pochi di loro hanno visto prima d’ora il mare. Sempre in silenzio si tolgono i vestiti e li appoggiano ordinatamente sulla spiaggia e finalmente si “lanciano” verso il mare. E’ una festa. Come dicevo pochi o forse nessuno ha mai visto il mare e nessuno di loro sa nuotare. Qualcuno e perfino intimidito. Ma è una festa grande per tutti. Pochi secondi e mi ritrovo a mollo nell’Oceano Indiano (qualche notizia turistica: la spiaggia in cui avviene tutto ciò è la spiaggia del Parco Marino di Malindi: bellissima!) circondata da un’apparente numero infinito di bambini color cioccolato che mi saltano in braccio mi prendono le mani e mi sorridono, felici come solo loro sanno essere con poco o niente. Una grande festa per tutti che dura circa un paio d’ore. Un lampo! Quando è il momento di rientrare, tutti usciamo dall’acqua, i bambini si aciugano al sole e in silenzio ognuno di loro raccoglie il proprio vestito e si riveste. Tutti di nuovo su quel pulmino su quel pulmino troppo piccolo…ma loro ricominciano a cantare semza mai interrompersi fino al loro villaggio. Si chiama Majengo. Durante questa gita conosco Milena e Luca, due ragazzi italiani che come me hanno scelto di fare questa esperienza anzi meglio di me perche loro vivono proprio al centro per cui mangiano dormono si svegliano lì! E danno una gran contributo con piccoli lavori e nella gestione del campo estivo.

Il giorno dopo Marisa mi dice: "preparati che andiamo a Majengo….al centro". Bene….con la sua automobile, percorriamo un tratto di strada asfaltata e poi giriamo a sinistra. Lì inizia un lungo percorso non asfaltato prima di colore grigio e man mano che procediamo la strada assume il tipico colore rosso della terra del Kenya, quella chi si vede quando si va a fare un safari. Ciò significa che siamo in una zona interna, lontano da tutto e da tutti! Dopo circa una quindicina di chilometri durante i quali ci salutano un centinaio di bambini…arriviamo al villaggio di Majengo. E lì i saluti dei bambini sono tutti per lei: ”Ciao mamma Marisa!”.

Finalmente l’auto di Marisa si ferma davanti ad un cancello verde sul quale c’è scritto "Tabusamu - Solidarietà Kenya". Ad aprirci arriva una ragazzina, Marisa oltrepassa il cancello, si ferma e fa salire la ragazza…lei non vede l’ora di fare qualche metro in automobile. Quando marisa parcheggia tutti i bambini presenti si riuniscono agli ordini delle maestre e cominciano i canti di saluto e di ringraziamento ma mi accorgo che non sono gli stessi bambini che sono venuti al mare, sono altri. E’ agosto, le scuole sono chiuse ma Marisa ha deciso di dar vita ad un “Summer Camp” una sorta di oratorie estivo laico dovo i bambini del villaggio possono trascorrere senza pericoli molte ore del giorno. L’impatto che ne ricavo è di una cosa meravigliosa!

Bene. Mentre siamo lì, arrivano dei turisti italiani che sono venuti a conoscenza del centro e lo vogliono visitare….io ne approfitto e mi aggrego. Si tratta di un grande terreno sul quale Claudio e Marisa hanno disegnato un grande progetto il cui nucleo centrale è il "Watoto" cioè il bambino. Quello che fino ad ora è stato realizzato consiste in un edificio che ospita tre aule di cui due dedicate alla scuola materna e una dedicata alla formazione per ragazzi. L’inaugurazione ufficiale di questa struttura avverrà a fine anno 2011 e l’attività scolastiche vera e propria inizierà da gennaio 2012. Alla sinistra della scuola un’edificio ospita alcune stanze da letto, una bella cucina e un bel terrazzo: è la casa del bambino bisognoso. Attualmente è ospitata una bellissima famiglia composta da tre bambine stupende, Dama 4 anni, haggy 3 anni e tatu 2 anni e dalla mamma Margaret e vedova da poco. Marisa ha deciso di dare loro una mano preoccupandosi anche dell’istruzione di Margaret che alla sera dopo aver sistemato le bimbe, studia e fa i compiti!
Un po’ più in là si trovano i bagni e le docce….e sì perché qui al centro l’acqua e la corrente sono state collegate (nella maggior parte delle case e delle strade anche di malindi che è una grossa città, non c’e’ ne corrente ne acqua).
Un inceneritore è in fase di costruzione e gli operai ci stanno lavorando, mentre è già attivo un dispensario fruibile anche dalla popolazione del villaggio dove vengono raccolti medicinali e dove due volte alla settimana un medico arriva da Malindi per prestare la sua opera a tutto il villaggio.
Con una piccola fattoria, un grande campo coltivato ad ortaggi e tapioca ed un piccolo negozio dove vengono venduti oggetti fatti dai bambini e prodotti dell’orto, si provvede almeno in parte all’autosostentamento e al fabbisogno alimentare del centro.

Dall’Italia è arrivata sul computer di Marisa una e-mail molto carina. Federica e Marco si sposeranno in Settembre e hanno deciso di donare ai loro invitati bomboniere “solidali” e il ricavato di questa iniziativa verrà devoluto a Solidarietà Kenya. Davvero carina questa idea! Marisa decide di “contribuire” a questo progetto: seduta stante realizziamo uno striscione con semplici fogli di carta sul quale disegniamo i nomi dei due sposi e i bambini presenti in quel momento al centro vengono riuniti in gruppo, vengono “addobbati” con splendidi rami di buoganville raccolti sul posto e ai più piccoli, posizionati davanti al gruppo, viene fatto tenere lo striscione fra le mani. Click…si scattano alcune fotografie che poi verranno spedite sempre via e-mail ai ragazzi in Italia. Una meraviglia.

E’ ora di rientrare al resort. Ma prima di andarcene ecco che magicamente ripartono i canti di ringraziamento e di saluto.

La terza volta che torno al centro decido di portare con me tutto il materile che mi sono portata dall’Italia: spazzolini, dentrifici e guanti monouso. Avrei voluto insegnare ai bambini qualche semplice manovra di igiene orale ma mi accorgo che non è possibile! Sono in troppi e la maggior parte di loro non parla neppure l’inglese.
Decido allora di ridurre la mia odience: consegno uno spazzolino ad ognune delle maestre e cerco, aiutandomi molto con la gestualità, di insegnare loro una tecnica semplice di spazzolamento. Loro sembrano essere molto interessate e seguono attentamente quello che un po’ goffamente cerco di comunicare. Prego loro poi, di creare piccoli gruppi di bambini a cui trasmettere queste piccole manovre si spazzolamento. Speriamo in bene!!!!! Ma poi mi viene in mente di far vedere e provare il dentifricio…un disastro estremamente divertente! Dentifricio ovunque, sulle guance, sulle braccia, sui capelli…. dappertutto tranne che in bocca. Insomma un piccolo macello ma tutto e sempre vissuto con grande gioia e stupore per la novità. Piccola nota: mi hanno riferito che tutti loro hanno l’abitudine di usare piccoli rami di chinini per strofinarsi denti e gengive per una rudimentale igiene orale.
Bene, anche per oggi è il momento di rientrare, sempre accompagnate dai canti dei bambini.

Purtroppo arriva l’ultima mia serata a Malindi. Marisa, come aveva già fatto per Milena, prepara una cena speciale e imbandisce la tavola come un quadro: fiori ovunque, candele accese e tanto tento amore! Non mi lascio prendere dalla commozione perché mi dico che son troppo vecchia per certe cose!
Il giorno seguente torniamo per l’ultima volta al centro. E’ un giorno particolare per tutti: oltre ad essere il mio ultimo giorno in kenya, è anche la chiusura del campo estivo, poiché al 5 settembre ricominciano le scuole.
Marisa pensa così di fare una festa. Prima di andare al centro, io Marisa e Luca facciamo la spesa a Malindi: compriamo circa 6 kili di carne da cuocere assieme al riso e circa 120 banane.
Arriviamo al Tabasamu Center e lì comincia la preparazione della festa: qualcuno cucina, qualcuno prepara improbabili festoni fatti con guanti in lattici gonfiati a palloncino mentre i bambini giocano aspettando il pranzo. Oggi si mangia tutti assieme, i bambini, le maestre e noi. La cottura del cibo è assai lunga poiché viene fatta in un grosso pentolone su un focolaio all’aperto. Ma quando finalmente sta per essere servito il pranzo i bambini si mettono tutti in fila davanti ad un grande secchio e ad uno ad uno si lavano le mani. La fila è molto lunga ma come al solito ordinata e silenziosa. Eppure, mi dico, c’è da mangiare….eppure è un giorno particolare, un giorno di festa, eppure, mi dico, molti di loro la carne la mangiano a Natale, ordinati e silenziosi.
Le grosse ciotole riempite di carne e di riso vengono sistemate davanti al focolaio e quando i bambini sono seduti per terra, vengono distribuite una ogni 3 bambini. E così, seduti per terra a gruppi di tre, mangiano questo ottimo cibo tutti rigorosamente con le mani, sempre in silenzio e senza mai litigarsi un boccone in più. Incredibile, mi dico. Io nel mio piccolo faccio la mia bella figuraccia…inizio mangiando con la forchetta ma poco dopo mi adeguo e uso anche io le mani..questione di abitudini. Ma quele saranno le migliori!? Bè, mi gusto di gusto questo piattone e poi come tutti gli altri commensali, mi lavo le mani.
Poi per ci sono le banane. Una per ciascuno. E ancora una volta in una fila ordinata e silenziosa aspettano la loro…uno per uno la prendono, la sbucciano buttano la pelle in una scatolone apposito e se la mangiano.

Come ultimo momento dedicato a loro, c’è la distribuzione delle magliette su cui ognuno di loro qualche giorno prima aveva dipinto qualche cosa..un fiore, un cuore, il proprio nome. E ancora una volta non c’è nessuno che prevarica l’altro, tutti aspettano la loro maglietta con calma, e per loro avere una maglietta nuova non è cosa di tutti i giorni e neanche di tutti i sabati!
Quando questa bellissima festa finisce, senza neanche rendermene conto, ne inizia un’altra dedicata proprio a me. Per salutarmi, il giorno successivo ho il volo per milano, i bambini si riuniscono attorno a me e intonano una canzone che io interpreto essere di saluto. Fatto sta che averli tutti attorno, ognuno di loro con un guanto di lattice su una mano preso come in trofeo dai festoni ormai caduti, fatto sta che questa volta mi commuovo. Sono felice, rido con loro, cerco di muovere le braccia e le mani assieme a loro, ma con una commozione dentro che vorrei portarli tutti con me in Italia. Ma invece sarò io che, prima o poi, tornerò da loro.
E questo è quanto volevo raccontare.

"A mia volta mi fido del mondo
Non ti dico le botte che prendo
Non c’è modo di starsene fuori
Da ciò che lo rende tremendo e stupendo..."
Ligabue, Arrivederci, Mostro! - La linea sottile

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